Come si svolge il gioco

Una squadra di curling è composta da 4 giocatori più una eventuale riserva; a turno ogni giocatore lancia due stones alternandosi con gli avversari. Durante le partite ci sono tre attività fondamentali che possono essere effettuate a turno dai giocatori: lo skipping, lo sweeping e il lancio (delivery).

Il rilascio dello stone è l’azione base del gioco. A turno i componenti della squadra tirano i propri stones in ordine, partendo dal primo (più spesso chiamato lead), appoggiandosi ad una pedana attaccata al ghiaccio (detta hack) per spingersi sul ghiaccio.  Il movimento che ne risulta è una scivolata sul ghiaccio che permette al giocatore di dare la giusta direzione allo stone e di regolarne la velocità. Il rilascio dello stone deve avvenire prima della hog line più vicina al lanciatore, pena l’esclusione dello stone appena giocato.
Lo skip lancia in genere per ultimo, ma a termini di regolamento è permesso tirare in qualsiasi posizione, purchè l’ordine di tiro rimanga lo stesso per tutta la partita.

Lo skipping è un compito svolto dallo skip e, in sua assenza, dal vice-skip. Lo skip è in genere il giocatore più esperto della squadra e normalmente tira per ultimo (anche se non è obbligatorio che sia così). Questo compito consiste nel dare la direzione tecnico-tattica del gioco, decidendo dove dovranno essere piazzati gli stones tirati dai compagni, come dovranno essere tirati e dando le indicazioni perché questo avvenga nella maniera richiesta. Si dice infatti in genere che lo skip “dà la scopa”, e questa frase si deve al fatto che lo skip si posiziona sul campo con la scopa davanti a sè per indicare quale dovrà essere la direzione del tiro ai compagni e il curl. Questo compito è assolto dal vice-skip (in genere il terzo) mentre lo skip sta tirando.
Lo skipping è l’attività meno “atletica” di questo sport, ma tra le più complesse; richiede infatti molta attenzione e esperienza, oltre a molta concentrazione.

Lo sweeping invece è un’attività svolta in maniera diversa da tutti i giocatori a turno. Consiste nello spazzolare il ghiaccio davanti ad uno stone in movimento per pulire il ghiaccio o scaldarlo in modo che lo stone non perda velocità e regolarne la direzione. Per questo motivo la pista da curling non è perfettamente liscia ma è preparata con un peeble, ovvero delle piccole gocce d’acqua ghiacciata che non influiscono normalmente con il tragitto dello stone viste le loro piccole dimensioni, ma che riescono a sciogliersi leggermente al passaggio della scopa, creando un microscopico velo di acqua liquida che permette allo stone di scivolare con minor attrito. Lo sweeping è compiuto dai compagni di gioco che non sono impegnati nel lancio sullo stone appena rilasciato. La stessa cosa può fare lo skip per aiutare i compagni e in casa, ma può anche farlo lo skip avversario nella seconda parte della casa (dopo la tee-line, ovvero la linea di metà casa) per facilitare l’uscita di uno stone che non vuole far restare in casa o in campo.

Le attrezzature
I materiali usati nel gioco sono pochi ma molto specifici per il curling:

1) Gli stones: sono pezzi di granito levigati e lavorati a forma circolare del peso di circa 44 libbre (poco meno di 20 kilogrammi) con una maniglia avvitata sulla parte superiore per poterla afferrare. Ogni gioco è formato da 16 stones (otto stones per squadra).
Lo stone ha una forma regolare nella parte superiore (il diametro è di circa 30 centimetri, per l’esattezza la circonferenza è stabilita in 36 pollici, e l’altezza è di 11 centimetri), ma nella parte inferiore la forma è leggermente concava, dato che la superficie che tocca il ghiaccio è solo una corona circolare di pochi millimetri (leggermente variabile in base al tipo di stones), il che rende la superficie di contatto inferiore. Questa corona che tocca il ghiaccio si chiama rim.
L’esatto peso degli stones da competizione ha un range di accettabilità, visto che lo stone si può leggermente usurare. Stones usati oltre il range non possono essere più utilizzati per competizioni internazionali, ma possono essere usati per le normali attività di club.
Gli stones utilizzati a livello internazionale integrano spesso un sensore di hog line, che segnala se un giocatore oltrepassa la hog line mentre ancora non ha completato il rilascio, e quindi commettendo un fallo che obbliga a rimuovere questo stone dal gioco.


2) Gli slider o le scarpe: dato che per tirare lo stone bisogna scivolare sul ghiaccio appoggiandosi su un piede e spingendosi con l’altro sull’hack, sotto il piede di scivolamento bisogna avere una superficie che scivoli bene, per cui si usa una ciabatta con la suola di plastica o teflon usando come scarpe delle normali scarpe da tennis, oppure esistono in commercio delle scarpe apposite con una suola di gomma e l’altra sempre di plastica o teflon. Attualmente il più usato è proprio il teflon, che scivola di più sul ghiaccio ed ha un andamento molto regolare.
Le scarpe da curling permettono mediamente una scivolata più regolare e stabile e sono in genere usate da giocatori che giocano regolarmente a tutti i livelli.


3) Le scope: esistono diversi tipi di scopa, che si distinguono principalmente per il materiale con cui è costruita la testa. Le più usate attualmente hanno una testa ricoperta in materiali sintetici; si usano anche le scope in crine, che sono più efficienti nel pulire il ghiaccio. Anticamente si usavano anche scope in saggina, che ormai non hanno più utilizzo sui campi moderni.
La scelta viene fatta in funzione dell’azione che si vuole avere sul ghiaccio: dato che l’azione della scopa serve a pulire e scaldare il ghiaccio, ogni giocatore sceglie il tipo di scopa più adatta alla partita o al tipo di ghiaccio e anche in funzione della propria comodità. Non è generalmente permesso cambiare tipo di scopa durante una partita, ma è permesso scambiarsela tra i giocatori della squadra. E’ inoltre possibile usare in alcuni casi una mini-scopa (nota come stabilizer) che ha solo funzioni di appoggio, anche se normalmente questo attrezzo è poco usato.

4) L’abbigliamento: è sufficiente una tuta con pantaloni abbastanza elastica ed eventualmente un paio di guanti per migliorare la presa e proteggersi dal freddo. Nonostante si giochi sul ghiaccio, in genere non si ha molto freddo mentre si gioca ed è inutile coprirsi molto, rendendo poi il corpo meno agile. Esistono anche abbigliamenti tecnici specifici che sono contraddistinti da una notevole praticità dei pantaloni.

L’arbitraggio

Nel curling non è presente un arbitro e questo ne fa sicuramente uno degli sport più particolari dal punto di vista dei rapporti personali in campo, in quanto sta ai giocatori stessi autoarbitrarsi e dirimere direttamente in campo le questioni con la massima educazione e signorilità. Per esempio è usuale che in caso di falli o errori, il giocatore stesso alzi la mano per segnalarlo onde evitare fraintendimenti.
Se proprio non si trovasse un accordo o se fosse necessario effettuare delle misurazioni in campo è sempre presente nelle competizioni un giudice il cui giudizio è inappellabile e che decide nel rispetto dello spirito del curling. Di norma il ricorso al giudice è comunque sporadico.
Proprio questa caratteristica rende adatta la pratica del curling ai giovani con finalità educative notevoli.

I “ruoli” del curling

Il curling si gioca in 4 giocatori che hanno tutti necessità di saper eseguire tutti i tipi di tiro, ma che in genere si specializzano su determinate attività o tipi di tiri, in base al momento della partita in cui devono intervenire:
a) Il primo a tirare è il lead; spesso deve tirare tiri di guardia o piazzate, quindi non ha bisogno di particolare potenza ma di molta precisione. Deve poi andare allo sweeping per gli altri tre turni e quindi essere ben allenato a questo movimento e, soprattutto, essere in grado di farlo per un tempo piuttosto prolungato.
b) il secondo a tirare è il second; da questo momento di gioco si viene a creare in genere una situazione in cui è possibile dover fare tutti i tipi di tiri, quindi deve essere più eclettico pur essendo più spesso portato per i tiri di precisione.  Insieme al lead ha anche lui tre turni di sweeping e caratteristiche in questo movimento simili al lead.
c) il terzo a tirare è il third; anche lui deve essere in grado di fare molti tipi di tiri e spesso si trova a dover affrontare giochi molto spinosi. In genere è anche il vice dello skip e quindi aiuta lo skip nel prendere le decisioni e resta in casa mentre quest’ultimo sta tirando. Ha due turni di sweeping.
d) l’ultimo a tirare è lo skip; è quasi sempre il giocatore più esperto della squadra e deve essere un buon tattico.  Deve anche poter realizzare tutti i tipi di tiro con estrema precisione in quanto spesso ha la responsabilità di tiri decisivi. La sua importanza sta proprio nell’impostare bene la tattica di gioco e nella bravura ad interpretare il ghiaccio per dare segnali ai propri compagni nel migliore dei modi. Per lui lo sweeping è in genere limitato solo alla zona della casa, pur potendo andare ad aiutare i compagni anche nel resto del campo. Questo comporta che i suoi turni di sweeping siano in genere corti ma di alta intensità.
La base fondamentale del curling è comunque il gioco di squadra: un bravo giocatore insieme ad altri mediocri non farà mai vincere una squadra, e anche una buona squadra in cui non c’è coesione difficilmente riuscirà a giocare nel migliore dei modi. Attività che a uno spettatore inesperto sembrano secondarie come lo sweeping sono in verità di notevole importanza in quanto uno sweeping attento può variare di molto la traiettoria e il risultato del tiro. E’ quindi molto importante anche la comunicazione tra i giocatori, per scambiarsi informazioni che, da diversi punti di vista, possono risultare meno evidenti.

I tipi di tiro

Poco fa abbiamo introdotto dei termini come “guardia”, “piazzata”… Essi si riferiscono alla posizione finale degli stones sul campo oppure tra loro.
Una guardia è un tiro che in genere finisce davanti alla casa e che serve principalmente a proteggere determinate zone della casa dai tiri degli avversari; per estensione possiamo considerare guardie tutti quelli stones che vanno a coprire la posizione di un altro stone in una posizione importante, indipendentemente dalla loro collocazione.
Una piazzata è un tiro che finisce in una parte della casa in base alle richieste dello skip.
Una bocciata, come è facile intuire, è un tiro che serve a togliere dal campo uno o più stones (e a volte anche il proprio) che sono in una posizione fastidiosa oppure a punto.
Una promozione è un tiro fatto invece su un proprio stone per fare in modo che lo stone colpito vada nella posizione richiesta lasciando sul campo l’altro nostro stone nella posizione approssimativa dove prima c’era  il precedente.
Consideriamo comunque che tutti questi nomi servono solo a capire determinati tipi di tiro e non stanno ad indicare molto se presi avulsi dal gioco. In più la definizione che viene data ad ogni tiro varia molto spesso e la gamma di definizioni prevede anche molte vie di mezzo. Capiremo meglio la loro importanza tra poco parlando delle basi di tattica. Maggiori dettagli possono essere trovati nella pagina glossario.

La fisica e la tattica di base del curling

Il curling ha diversi particolari che possono fare variare di molto i tipi di tiro possibili e le varianti di gioco, tanto da rendere quasi impossibile una spiegazione completa di tutte le possibilità. Una delle cose che fa variare di più il gioco è quella che chiameremo “fisica” del curling.
Ad un occhio non esperto verrebbe da pensare che lo stone faccia una gran fatica ad arrivare dall’altra parte della pista e che le varianti di tiro possibili siano solo legate alla forza e direzione dello stone quando viene lanciato, un po’ come nelle bocce, per via del suo peso.
In verità bisogna considerare diversi fattori, primo fra tutti la pista di ghiaccio: raramente una pista di ghiaccio è perfettamente piana, quindi lo stone asseconda  le particolari pendenze della pista; su questo poi influisce molto anche la “velocità” del ghiaccio (ovvero l’attrito fatto dal ghiaccio sullo stone), che può essere molto variabile, tanto da essere spesso misurata orologio alla mano. Questo tempo varia in genere in base alla temperatura e umidità dell’area, ma anche in base alla presenza di spettatori o alla preparazione della pista. Può anche variare in maniera abbastanza sensibile durante una gara.
Inoltre la particolare preparazione della pista, che prevede di stendere un peeble (cioè delle piccole gocce d’acqua che formano una sorta di buccia d’arancia congelata sulla superficie), diminuisce molto la superficie di contatto tra lo stone e il ghiaccio, e varia ancora in funzione della densità e della forma del peeble. E ancora dobbiamo considerare l’azione di sweeping dei compagni, che possono cambiare notevolmente la lunghezza e la direzione del tiro; durante lo sweeping infatti non solo si pulisce la pista, ma si scalda leggermente la superficie creando un sottile film d’acqua che contribuisce a diminuire l’attrito tra lo stone e il ghiaccio.

Questo è già sufficiente a far capire come il tiro possa cambiare considerando solo fattori legati alla pista.
Inoltre durante il tiro viene impresso un curl (da cui il nome dello sport) che consiste nel far ruotare lo stone in senso orario o antiorario in base alle richieste dello skip. Questo curl è fondamentale perchè è in grado di far cambiare notevolmente il punto d’arrivo e la direzione dello stone permettendo addirittura di fargli compiere  delle leggere curve per piazzarlo in maniera più precisa.
Lo studio di tutti questi fattori è fondamentale per ottenere un buon tiro ed in effetti sono parte importante dell’esperienza di un buon curler indipendentemente dal suo ruolo.

Parlando invece della tattica vedremo solo i tratti più di base del gioco, per  far capire come il concetto di un tiro “giusto” o “sbagliato” sia piuttosto relativo; in più, parlare ampiamente di tattica richiederebbe pagine e pagine di spiegazione, visto l’enorme numero di possibilità. Nel“Manuale di tattica” troverete una breve descrizione delle possibilità di base.
Spesso il gioco comincia piazzando delle guardie davanti alla casa: questo è una diretta conseguenza anche di una regola, chiamata “Free guard zone“, che vieta ai giocatori di eliminare uno stone che si trovi in questa zona (cioè la parte di campo tra la hog line e la tee line, esclusa la casa) per i primi quattro tiri (i tiri dei lead). Recentemente questa regola è cambiata contemplando come free guard i primi cinque tiri (in modo da riequilibrare parzialmente il vantaggio dato dal martello). Al di là di questa regola comunque può essere importante piazzare delle guardie per i giochi successivi.
L’importanza delle guardie è fondamentale, anche se risultano a volte poco spettacolari.  Provate infatti a pensare a uno stone piazzato in pieno centro della casa senza nessun altro stone davanti: l’avversario potrebbe facilmente appoggiarsi o toglierlo dal gioco con una bocciata vanificando lo sforzo di uno stone così ben tirato. Una guardia invece rende questa azione più difficile se non impossibile. Contemporaneamente una guardia può essere promossa ed entrare in casa andando a punto senza particolari sforzi. D’altra parte troppe guardie possono rendere il gioco impossibile ad entrambe le squadre ed essere d’intralcio; può in teoria anche essere una tattica in alcuni casi per bloccare il gioco.
Non abbiamo però fino ad ora parlato di uno dei vantaggi tattici che viene considerato più importante, e cioè l’ultimo stone (hammer o martello). Chi infatti tira l’ultimo stone può decidere in molti casi l’esito della mano se non addirittura della partita con un solo tiro. Molto spesso si fanno anche calcoli durante la partita in modo tale da arrivare all’ultima mano con l’ultimo stone. Ovviamente chi  tira questo stone ha una grande responsabilità in mano!

Rimanendo comunque più sul generico, si possono stabilire linee guida di tattica che vengono usate, con molte vie di mezzo: si va dalle tattiche aggressive e più rischiose fino a quelle più conservative; la percentuale di una o dell’altra nel gioco della squadra varia notevolmente in base allo stile di gioco e alle condizioni, nonché all’avversario.
Sulla tattica del curling si potrebbero scrivere libri interi, quindi siamo costretti a fermarci qui! Ma potrete trovare su internet molti documenti al riguardo, sebbene sul campo la teoria conti sempre piuttosto poco rispetto alla pratica.